Luca Mori
SEGNI URBANI
Galleria In Arte, Genova (Dicembre 2003)

Giannotta - Leta - Macchiavello - Macciò - Puerari

"Segni Urbani" è un titolo un po' abusato per una mostra dalle molte sfaccettature, per la quale forse la città (Genova) risulta essere più un pretesto per esprimere degli stati d'animo, enucleare delle scenografie dell'anima.
I protagonisti, tutti approssimativamente trentenni e provenienti dal mondo dell'Accademia di Belle Arti, hanno affrontato individualmente il tema individuato espressamente per questo evento.

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Il segno di Giannotta, di cui ricordiamo la presenza all'ultima Biennale dei Giovani Artisti, potrebbe essere quello dell'illustrazione per bambini; netti vigorosi contorni a matita su campiture a prevalenza giallo ocra, in una gamma cromatica volutamente naturalistica.
Molto efficace il dittico dal titolo "Vico Untoria" in cui vengono contrapposti due paesaggi, quello di un volto umano e quello di una foresta di camini ed antenne, dove il carattere "ispido" di queste ultime viene facilmente associato alla peluria del corpo.
Ma l'innocenza infantile qui è già velata da una inquieta aura metafisica dove i soggetti sono simboli della realtà e della storia genovesi decontestualizzati e resi inutilizzabili, paradossali dalla deformazione dell'immaginario (porto, navi, containers, improbabili pesci).

Quella di Leta, giovane artista genovese che ha al suo attivo già diverse personali ed un'esperienza di scenografia con Luzzati, è una città che vive di una dimensione onirica. Essa ci appare come una grande quinta che ha come sfondo il cielo stellato, ed a Genova questa grande quinta non può essere che quella dei tetti del centro storico, con il loro articolarsi diseguale pari al testo di una poesia od una scogliera marina.
Ma queste sagome aprono finestre su interni da cui si affacciano volti trasognati, al di fuori del tempo.
Tra cielo e case i personaggi di Leta sembrano giocare con la forza di gravità, sostenuti da qualcosa che è "oltre" il limite del quadro.
Lassù, nell'etere, si affacciano elementi in qualche modo ripescati dall'immaginario dei fumetti di fantascienza anni '50, astronauti stile Apollo 11 ed asteroidi.
Ma è soprattutto il segno di queste figure ad astrarle dal "qui ed ora" e porle su di un piano che può essere solo quello di un sogno o dell'inconscio. Ancora un riferimento ai fumetti, alla grafica degli anni '30, a Magritte, Fellini ed al cinema di Buster Keaton e Chaplin.La continua oscillazione tra malinconia e sogno pare offrire sempre nuove vie di fuga al quotidiano assordante ed indecifrabile per suggerire un momento di sospensione.

Macchiavello, "enfant prodige" che ha firmato l'ultima straordinaria animazione per la Ceres ("Ceres C'è") in cui sono protagonisti degli adolescenti rubicondi e foruncolosi, recupera qui l'esperienza espressionistica e caricaturale di Grosz e di Dix ma anche del fumetto americano e del mondo underground.
La sua è un'ottica deformante che permette paradossalmente di mettere a fuoco una realtà umana vista nel suo degrado, solidarizzando con essa.
I suoi personaggi, sono ritratti nella quotidianità dei moli, dei vicoli o del traffico, veri "animali urbani" emarginati, chiassosi, ripugnanti ma comunque autentici.

Macciò, che ha studiato Belle Arti a Genova e Carrara, realizza grandi quadri di forte impatto gestuale, dove le forme chiave del paesaggio urbano (lo svincolo di S.Benigno, la lanterna) vengono associate alla violenza del testo, quasi graffiti su un muro che ipnotizzano e si traducono in uno spazio eminentemente astratto.
Egli intende l'attività pittorica in chiave anche ludica. I suoi temi sono quelli del consumo di massa (con i colori artificiali dei manifesti e dei cibi in scatola) e le dinamiche sociali di cui ama mettere in luce le contraddizioni.

Più onirica risulta essere la sensibilità di Puerari che rappresenta strade e piazze deformate a costituire vortici alla Escher, prospettive distorte.
Una città, insomma, sognata ma non inquietante, in cui al mutare del punto di vista si associa una diversa percezione dello spazio, con un effetto "sorpresa" che è anche una delle caratteristihe principali di Genova.
Egli fa ricorso essenzialmente a due tipi di tecniche: la calcografia (incisioni ed acqueforti) e la pittura ad olio, decisamente più materica.

Luca Mori



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